mercoledì 14 ottobre 2009

Le leggi per il popolo

C'era una volta un popolo di poeti e navigatori che faticavano ad arrivare alla fine del mese, il mondo in quel tempo attraversava una brutta crisi. Quelle situazioni in cui i grandi Regni dovevano un pò stringere la cinghia mentre i piccoli Regni, poveri e un pò raccattoni per definizione, una cinghia da stringere da un pò non ce l'avevano più.
I governanti dei grandi Regni erano molto preoccupati dalla situazione, il popolo, infatti, cominciava ad adirarsi e il malcontento si estendeva a macchia d'olio. Nonostante i fedeli banditori dei Regni urlavano che tutto sarebbe tornato presto al suo posto, che i potenti regnanti avevano già una soluzione per tutto, per gli abitanti aumentavano i problemi nel soddisfare i bisogni più elementari mentre gli otto potenti del mondo si incontravano per decidere il da farsi in sontuosi palazzi, coperti di fiori, durante fastosi pranzi e ricevimenti.
In parti più remote della Terra, in quei piccoli Regni dimenticati da chi aveva il bel lusso da salvaguardare, piccoli uomini e donne, si alzavan le maniche cenciose per lavorare ancora più duramente, completamente ignari dei grandi ricevimenti e delle grandi decisioni da prendere. Il loro più grande problema, trovare da mangiare per la giornata, non necessitava di grandi incontri internazionali.
E mentre in grandi palazzi di cristallo, alcuni, pochi, salvaguardavano le proprie ricchezze, con leggi apposite, il popolo contava gli spiccioli per la giornata da una parte del mondo e zappava la terra dall'altra. Sopravvivere l'unico obbiettivo che li accomunava, ognuno lo faceva nel proprio modo. Come era sempre stato, dall'inizio dei tempi.

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